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l’intellettuale e lo «zingarume rumeno»
Sorprendentemente, l’articolo al momento più letto sull’Irish Times online di oggi riguarda una storia italiana: quella delle due ragazzine rom annegate sul litorale flegreo e, a giudizio del cardinale Crescenzio Sepe e di altri osservatori, ignorate dai bagnanti che davanti ai due piccoli cadaveri portati in spiaggia hanno continuato a star seduti sulle sdraio prendendo quietamente il sole.
«Un annegamento di ragazzine rom porta allo scoperto il razzismo», titola il quotidiano irlandese. So che in Irlanda vive il popolo itinerante degli irish travellers (diventato improvvisamente trendy anche in Italia per una di quelle operazioni strane che conducono a volte alcuni dei settimanali più popolari a parlare degli stessi argomenti a distanza di pochissimo tempo), ma non so come sia la percezione dei rom, e dunque non so spiegarmi il senso della prima posizione di quel pezzo italiano nella classifica degli articoli più letti.
Però so che in Italia c’è gente che parla di «zingarume rumeno». È il regista che sta girando il film «Federico Barbarossa» coprodotto da Rai Film e Rai Cinema che – si legge sul Corriere.it – la Lega, «in cerca di un passato da mitizzare», ha voluto fortemente.
Il regista sta girando la fanta-epopea leghista a Bucarest, guarda un po’.
«Qui posso permettermi una troupe di 130 persone», dice. «Solo 15 gli italiani, i capisquadra. Qui ho a disposizione migliaia di comparse, cavalli e stuntman a bizzeffe. Un macchinista in Italia costa 1.500 euro al giorno, qui 300. Da noi dopo nove ore scatta lo straordinario, qui non esistono limiti d’orario. Per la manovalanza si usa lo “zingarume rumeno” a 400, 500 euro la settimana».
Ah, che belle parole.
Finalmente qualcuno che le canta chiare, contro i rom e anche contro i sindacati.
Un intellettuale.
Mi sento male.
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