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addio speranza: è all’ergastolo
Segnalo, e per segnalarlo ne copio due passaggi, il pezzo di D’Avanzo di oggi.
«Non era la “punizione” degli imputati il cuore del processo per le violenze di Bolzaneto. Quel processo doveva dimostrare (e ha dimostrato in modo inequivocabile, a nostro avviso) che può nascere senza alcuna avvisaglia, anche in un territorio governato dalla democrazia, un luogo al di fuori delle regole del diritto penale e del diritto carcerario, un “campo” dove esseri umani – provvisoriamente custoditi, indipendentemente dalle loro condotte penali – possono essere spogliati della loro dignità; privati, per alcune ore o per alcuni giorni, dei loro diritti e delle loro prerogative».
E poi: «”Bolzaneto” è una sentenza pessima (…). È soprattutto una sentenza imprudente e, forse, pericolosa. (…) Quelle formule hanno inaugurato un “diritto di polizia” che prevede – anche per i bambini – lo screening etnico, la nascita di “campi di identificazione” che spogliano di ogni statuto politico i suoi abitanti. Quel che si è intuito potesse incubare a Bolzaneto, è diventato oggi la politica per la sicurezza nazionale. La decisione di Genova ci dice che la giustizia si dichiara impotente a fare i conti con quel paradigma del moderno che è il “campo”. Avverte che in questi luoghi “fuori della legge”, dove le regole sono sospese come l’umanità, ci si potrà affidare soltanto alla civiltà e al senso civico delle polizie e non al diritto».
E dopo uno dice «ma no! Perché sei così pessimista? Dovresti avere speranza!».
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