il marocchino puzza, gesù cristo si lava

Dopo essere stato derubato in parrocchia di 170 euro e del cellulare, un parroco della mia città che intendeva probabilmente per questa via lamentarsi di ciò che pare normale a tutti, oggi, chiamare «degrado», ha commentato gli avvenimenti pronunciando queste parole: «I nostri amministratori non avranno mai la puzza del marocchino sotto il naso, perché loro marciano sempre con la scorta».

L’indomani, resosi forse conto che l’affermazione era un po’ forte, il sacerdote ha scritto una lettera a un giornale locale, dolendosi che alcune sue affermazioni potessero magari «essere interpretate come»…

Ecco.
Proviamo a completare la frase. Usiamo l’inventiva.
Interpretate come prova di un atteggiamento in qualche misura (!) razzista?
Come momento di – diciamo così – esasperazione su cui non si è esercitata la virtù della temperanza?
Come un’uscita della cui radicalità il parroco a mente fredda si dispiace?

No.
… alcune sue affermazioni – dice – potevano «essere interpretate come un attacco»…
Torniamo a usare la creatività, dai.
Un attacco ai marocchini?
Agli stranieri?
Agli extracomunitari?

No.
…«come un attacco all’Amministrazione» (maiuscola nel testo, ndr) «che ci governa».

E subito dopo, a maggior chiarezza: «L’intento mio non è quello di fare osservazioni al lavoro svolto dai nostri amministratori, che ritengo buono».