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il marocchino puzza, gesù cristo si lava
Dopo essere stato derubato in parrocchia di 170 euro e del cellulare, un parroco della mia città che intendeva probabilmente per questa via lamentarsi di ciò che pare normale a tutti, oggi, chiamare «degrado», ha commentato gli avvenimenti pronunciando queste parole: «I nostri amministratori non avranno mai la puzza del marocchino sotto il naso, perché loro marciano sempre con la scorta».
L’indomani, resosi forse conto che l’affermazione era un po’ forte, il sacerdote ha scritto una lettera a un giornale locale, dolendosi che alcune sue affermazioni potessero magari «essere interpretate come»…
Ecco.
Proviamo a completare la frase. Usiamo l’inventiva.
Interpretate come prova di un atteggiamento in qualche misura (!) razzista?
Come momento di – diciamo così – esasperazione su cui non si è esercitata la virtù della temperanza?
Come un’uscita della cui radicalità il parroco a mente fredda si dispiace?
No.
… alcune sue affermazioni – dice – potevano «essere interpretate come un attacco»…
Torniamo a usare la creatività, dai.
Un attacco ai marocchini?
Agli stranieri?
Agli extracomunitari?
No.
…«come un attacco all’Amministrazione» (maiuscola nel testo, ndr) «che ci governa».
E subito dopo, a maggior chiarezza: «L’intento mio non è quello di fare osservazioni al lavoro svolto dai nostri amministratori, che ritengo buono».
Davvero incredibile! Avevo pensato, prima di completare la lettura, che si scusasse per la prima parte della frase…
Quando l’ho letto stentavo a crederlo.
Hai presente quando succede che hai un vago giramento di testa per lo sforzo che stai facendo nell’immaginare spiegazioni alternative a quella che hai sotto gli occhi? Quando cerchi a tutti i costi di non vedere quello che hai davanti? Di dire a te stesso che ci deve assolutamente essere una lettura alternativa?
Invece era proprio così.
E sai qual è la cosa che mi fa più MALE (maiuscolo, sì) in assoluto? La considerazione – purtroppo frequente – che «vabbè, cosa vuoi che sia. È un prete di provincia, l’avrà detto perché è esasperato».
Non so. Ci son giorni che veramente mi sembra che vivere sia diventato pericolosissimo, se solo si ha uno straccio di idea all’antica.
io avevo letto solamente il primo articolo (sfogliando a caso… – oh, non sono un assiduo lettore dell’arena) e la cosa che più mi ha indignato è stato che l’uscita del prete e stata riportata senza la più lontana sfumatura di presa di distanza o senza una seconda domanda di precisazione o contestualizzazione..
..del tipo: “ma come parroco di una comunità, non pensa che il suo – si spera – parlar per – disgustose – metafore vada a pescare nel fondo delle più viete e becere contumelie da osteria e le assecondi? dove sta l’alterità del messaggio cristiano? che è rimasto della sua missione di pastore tra le pecorelle di Dio, si è forse ridotta ad essere il mestiere del cane da guardia, che latra verso gli estranei e s’affeziona alla catena?”..
ora leggo qui la surreale replica del prete, e inferisco che non ci siano state molte proteste dai lettori, e nientemeno dichiarazioni e affermazioni dalle gerarchie…
Caro Bolkonskij,
innanzitutto benvenuto a casa mia.
Anch’io ritengo che sia grave, sì, che nessun cittadino abbia creduto che avesse un senso protestare.
Ma lascia che io dica questo.
Io all’Arena lavoro, Bolkonskij, e ritengo corretto commentare solamente all’interno – assumendone tutte le responsabilità che ne derivano (tutte, intendo) – le cose relative al giornale in cui lavoro.
Va da sé, comunque, che questo non mi impedisce di considerarmi nel dovere di assumere anche all’esterno (nel mondo, intendo) le responsabilità civili che sento di portare in quanto cittadina e in quanto giornalista.
Però.
Così come mi sembrerebbe inelegante e improprio che il mio sito diventasse un luogo nel quale magnificare le meraviglie del mio posto di lavoro, allo stesso modo considero improprio e inelegante, da parte mia, lasciare che il mio sito venga usato per muovere critiche al giornale nel quale lavoro.
Se si ritiene che abbia un senso farlo, al giornale si può scrivere una lettera anche dura. Oppure no. E’ una scelta nella quale non entro.
Se poi le critiche sono rivolte, nello specifico, a miei colleghi, non posso che invitarti a rivolgerti – anche qui: se ritieni che abbia un senso, ovviamente – direttamente a loro, o addirittura all’Ordine dei giornalisti, se credi che sia un organismo in cui riporre fiducia (anche qui: la scelta è tua, ovvio).
Io non posso e non voglio prestare il mio sito a questo scopo: per un bisogno mio di lealtà e di correttezza che non pretendo venga capito ma sono in condizione di fare rispettare.
E per questo, ho editato il tuo commento lasciandogli ciò che mi sembra il parere argomentato (e ovviamente legittimo, ci mancherebbe altro) di un cittadino, ma privandolo di alcune altre piccole parti.
Ti chiedo scusa per averlo fatto, ma io credo di non avere alternativa.
Ciao