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il giornalismo che ti adesca
Sotto il titolo «Online POKER marketing could spell the NAKED end of VIAGRA journalism as we LOHAN know it» (le parole maiuscole semplicemente non vanno lette, poiché il titolo significa che «il marketing online rischia di condurre alla fine del giornalismo per come noi lo conosciamo»), Charlie Brooker racconta sul Guardian online di una deriva del giornalismo che a me sembra non sia ancora arrivata in Italia (perlomeno non nel giornalismo), ma forse mi sbaglio.
Brooker dice che, secondo Private Eye (ma se si riferisce al settimanale satirico britannico, non riesco a valutare l’attendibilità della notizia…), «i giornalisti che scrivono per il sito del Teleghaph sono attivamente incoraggiati, in questo periodo, a incorporare nei loro articoli le parole e le frasi più cercate nei motori di ricerca. Al punto che un pezzo relativo a un incremento delle vendite di scarpe tra le giovani donne potrebbe avere questo incipit: «“Le ragazze – come Britney Spears – stanno acquistando più scarpe che mai”».
Non so bene se qualcosa del genere sta succedendo anche in Italia; ma mi pare di no, veramente. Mi pare che i problemi del giornalismo, qui, siano differenti.
Però anche qui – non c’entra coi giornali, ma è un segno – vedo cose comiche, per esempio, scrivendo le mail da gmail: un’amica mi raccontava di aver dormito sul divano a casa di un ragazzo (di più non dirò nemmeno sotto tortura), e a destra mi si sono aperte pubblicità di divani, tatami e futon come se piovesse; ed è saltato fuori anche un assurdo «Niente più lenzuola Bagnate grazie alle Mutandine Assorbenti Drynites» (maiuscole nel testo).
In ogni caso, se c’è qualcuno che in Gran Bretagna si preoccupa della morte del giornalismo a causa degli inserimenti tattici dei termini più appetiti dai motori di ricerca, vuol dire che – almeno fino al momento in cui questa forma di «marketing online» ha cominciato a condizionare il lavoro dei cronisti – il giornalismo era ancora vivo.
Sarà che mi accontento di poco, ma a me – se vivessi e lavorassi in Gran Bretagna – questa considerazione sarebbe di grandissima consolazione.
Potrei addirittura usare quella soddisfazione per viverci di rendita (professionalmente ed emotivamente) per un paio di mesi…
In effetti, a una certa età si naviga a vista.
sto cosa della mail e spam relativo nn sei la prima persona a cui la sento raccontare. odora veramente di spionaggio altro che parole chiave!
Sì, mi mette in apprensione da morire.
Quando scrivo qualche mail un po’ – non so bene come dire – «spinosetta», la sensazione che ho è che ci sia qualcuno da qualche parte che se la legge.
So che sono cose di macchine e non di persone e che non c’è nessuno che veramente legge in tempo reale; ma il fatto che una macchina segnali le parole e le connetta alla pubblicità significa che se qualcuno vuole, può leggere tutto, magari anche dopo…
Non è bello.