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bossi pensa alla squola
L’ha detto.
Lui – Umberto Bossi, dico – l’ha detto.
Era a Venezia.
«Fatto il federalismo, ci occuperemo del resto, a cominciare dalla scuola» perché – sostiene – «è una vergogna vedere come vengono fatti gli esami di Stato con insegnanti ignoranti della cultura veneta o lombarda che non sono del nord e che fregano i nostri ragazzi».
Allacciate le cinture di sicurezza, gente.
«I nostri ragazzi» sono «fregati» dai meridionali!
Torna ad affacciarsi nel discorso politico (parole troppo grosse, lo so) la sindrome da
persecuzione-ai-danni-del-povero-lombardo-e-del
-povero-veneto-martirizzati-dai-terroni-
sanguisughe-e-anche-un-po’-sporcaccioni-e-in-
generale-zulù (seguono rutto o scoreggia, dipende dal mood, e – se la serata è stata alcolica – bestemmia e grattata di palle).
Io mi domando se questo precipizio ha una fine.
Se c’è qualcosa in cui sperare.
Ma credo di no.
E’ perche’ suo figlio e’ stato bocciato due volte alla maturita’
Uno dice e’ una battuta
no, e’ vero:
http://tinyurl.com/599xut
L’avevo letto, sì.
Ma secondo me lui è perfettamente in grado di partorire pensieri così alati anche senza esserci spinto da elementi di biografia familiare…
😉
Invece hai ragione tu.
Ho sentito per radio che parlando a Padova Bossi ha effettivamente avuto il coraggio di legare la seconda bocciatura del figlio alla maturità non a una sua possibile impreparazione, ma a una sicura discriminazione patita – udite udite – a causa del fatto che l’incauto aveva presentato una tesina su Cattaneo…
Embè che c’è di strano? Se il “presidentedelconsiglio” si sitema i suoi guai giudiziari potrà almeno Bossi sistemare i guai scolastici di suo figlio?
Immagino gia’ la scuola federale! (siamo messi bene)
Dalle mie parti, la prima ora sarà storia dela bastiema.
La seconda: prime notissie su come far finta di non esere rasisti.
Terza e quarta ora: distrussione sientifica dei dissionari di itagliano.
Quinta e ultima ora: confesione al prete e organissasione dele ronde per fare sechi i stranieri e i teroni.
Tipo.
Queste cose non possono sorprendermi. Abito in Veneto da oltre vent’anni, ma ricordo come il Veneto ha accolto me e la mia famiglia, orgogliosamente salernitani.
Appartamenti in affitto rifiutati perché meridionali. Mia sorella bocciata a scuola per far dispetto a mia madre, insegnante in quella stessa scuola. La professoressa d’italiano al liceo che dichiara di fronte alla classe che mi costringe all’esame di riparazione perché “tu sei meridionale, non puoi scrivere così bene in italiano: hai copiato.”
Per fortuna gli altri anni le mie composizioni avevano meritato l’otto stabile, altrimenti avrei finito per credere a quelle menzogne.
Tralascio i comportamenti censurabili di quei ragazzi della mia stessa classe adoratori del razzista citato nel tuo post.
Il livello culturale di questo ministro(!) è comunque acclarato nell’ambito della stessa dichiarazione sulla scuola: dimostra di non aver compreso nemmeno i versi dell’inno di Mameli che cita, mentre si esibisce in un gesto di rara eleganza che consiste nel rizzare la terza falange mentre a pugno tien chiuse l’altre dita.
Cheddire, un degno rappresentante del suo nord.
oops… errata corrige:
“La professoressa d’italiano al liceo che di fronte alla classe dichiara l’intenzione di costringermi all’esame di riparazione…”
Benvenuto, Aleks.
Una mia professoressa delle medie (anni fa, certo, ma non poi così tanti), l’insegnante di storia e geografia, disse che al nord l’alcolismo era diffuso perché bere alcol si rende necessario per difendersi dal freddo.
Al sud, invece, c’è caldo.
E per capire a quali radici di cultura generale classista si ancorasse il suo modo di pensare, posso anche citare lo stupore sdegnato col quale diceva a me e ai compagni, in classe, che “al giorno d’oggi perfino gli operai hanno la macchina, cose da pazzi”.
Il nord è sempre stato così, credo.
Me lo diceva mio nonno, venuto dal sud.
Me lo dice mia madre, qui dal 1959.
Ma è stato con Bossi – e con quel pezzo di destra che ha sdoganato lui, la sub-cultura razzista e il milieu dell’integralismo religioso – che la gente si è sentita autorizzata a parlare anche pubblicamente, vantandosene, di tutte le prevenzioni di cui prima pensava fosse saggio parlare solo in casa o al bar, accettando di demandare al sindacalismo cattolico e alla Democrazia cristiana l’immagine pubblica – e rispettabile – della cultura della zona.
Una volta, insomma, poteva essere una cosa del tipo “vizi privati e pubbliche virtù” (senz’allusione ai costumi sessuali, dico); adesso è “vizi privati uguale pubbliche virtù”.
Sarà che sono pessimista…