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universi paralleli/4
Quarta puntata della rubrica «Vieni anche tu nel magico mondo del Corriere della Sera Style Magazine».
Riassunto delle puntate precedenti: un’esseressa umana normale si imbatte in una rivista patinata che esce ogni mese in abbinata con lo storico quotidiano della borghesia italiana, e scopre che la cosiddetta borghesia italiana – semmai in qualche momento statisticamente attestata, e gli studiosi sono dubbiosi – è morta, e il suo funerale è stato fatto in qualche lussuoso dammuso di Pantelleria con un rito feudale di antica osservanza.
stile libero
Okay.
Pagina 48, rubrica «Stile libero». Titolino «Una festa da re».
Foto di Luca Cordero di Montezemolo a giacca sbottonata e mani in tasca (ah quant’è libero ‘sto stile); in secondo piano, un giovanotto che si chiama – scopro – Andrea Cecchetti di Icario. Testo: «Come avrà fatto LCdM ad avere una pochette in tinta con il quadro?».
Io non c’ero e non so, ma mi armo di coraggio e azzardo: comperandola?
«Sono i misteri dell’eleganza», prosegue il pezzo, «ribadita dal gioco di bianchi e neri. Geniale» (geniale; c’è scritto veramente «geniale») «anche la rosea cravatta di ACdI. Al party, il meglio di Roma e Milano, riunito per l’inaugurazione della nuova cantina di Cecchetti a Montepulciano. Fra gli ospiti, il re del Toscano» (potrebbe essere il sigaro, credo: ma va davvero con la maiuscola?) «Gaetano Maccaferri. “Se in paradiso non posso fumare sigari, non ci andrò”, diceva Mark Twain».
Uno: sì, era veramente il sigaro.
Due: sì, il sigaro va con la maiuscola. Si vede che sarà un sigarone.
Tre: ma se il meglio di Roma e Milano era là, i milioni di romani e milanesi che sono rimasti a casa a farsi i ca*** loro cosa sono? Mer**?
l’ospitalità è sacra
Pagina 61. Occhiello: «Locandieri per hobby. Cinque star con il pallino dell’ospitalità».
Titolo: «Questa casa è un albergo».
Sommario: «Sempre in giro per il mondo, da una camera all’altra. Ogni volta qualcosa che non va» (bei rompico******). «E un pensiero fisso» (o madonna: un pensiero fisso): «Se solo fosse mio». Che dev’essere una variante del vecchio «quanto costa, qua, la baracca?».
«E anche se il loro lavoro è un set a Hollywood o una grande compagnia finanziaria, il gioco è diventato la villa di famiglia troppo grande, il bed and breakfast scoperto per caso, il convento comprato per ospitare una collezione d’arte. Una sola certezza: nei loro hotel verrete trattati come amici. Che vi piaccia o no».
Il convento comprato per ospitare una collezione d’arte.
Certo. Ovvio.
Meno male che sarò trattata come un’amica.
resistere resistere resistere
«Anna Fendi. La vecchia villa di famiglia degli anni Venti al quartiere Prati, troppo grande per i nostri tempi senza servitù». Che tristezza, eh? Non ci sono più gli schiavi di una volta.
«E la casa col giardino pensile sulla scogliera di Ponza, a cui proprio non si poteva resistere, anche se tutti i membri della famiglia avevano già un’altra residenza nell’isola».
Non è vero che non si può resistere.
Io, per esempio, mentre leggo queste cose sto resistendo moltissimo.
cravatte parlanti
Pagina 79: «Adolfo Guzzini veste Burberry e si fa confezionare gli abiti nell’atelier di Fiorella Tombolini. Le cravatte sono scelte fra Marinella, Hermès e Battistoni, oltre a tutte quelle che “improvvisamente mi convincono di essere perfette per le mie camicie”».
Improvvisamente.
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