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sex(y) shop per coppie moderne
Sono passata una volta davanti a un cartellone pubblicitario che informava dell’esistenza di un sex shop da qualche parte intorno alla strada che stavo percorrendo e neanche mi ricordo dove.
Veramente c’era scritto «sexy shop», ma questa dei negozi sensuali è una vecchia polemica saccente alla Severgnini e allora non aggiungerò neanche una parola.
A parte il colore – giallo uovo – e la scritta in nero-marrone (niente di – come dire? – raffinato; ma è anche da vedere se quando si tratta di queste cose abbia senso pretendersi raffinati e poi deragliare raffinatamente nel sadomaso delle cose fucsia bordate di merletto nero tipo Agent Provocateur), m’ha colpito il target.
I tipi del cartellone c’avevano una loro idea di chi dovessero essere gli acquirenti-tipo, e l’hanno scritta: «La coppia moderna». Potrei intrattenere un pubblico misto per ore, su questa cosa del «moderno» come concetto antagonista a «tradizionale» ma allo stesso tempo a «contemporaneo»; o, passeggiando su sentieri più leggeri, su come definirsi «moderni» equivalga certamente a dichiararsi inconsapevolmente out, tagliati fuori.
Come i mobili di cucina accatastati nei capannoni sulle statali e magnificati da venditori che ti raccontano che quella particolare combinazione «è tipo Schiffini, diremo, o anche Arc Linea», facendoti sentire una mer** se non lo sai (e dunque comprerai senz’altro quella cucina), e un dio se capisci che ti stanno prendendo per il cu** (e dunque saluterai compostamente, perché non c’è niente come un improvviso senso di superiorità, per farti salutare coscienziosamente il provvisoriamente inferiore che ti trovi davanti. Vero o no, voi che fate quelli che «ah, questa tipa com’è snob»?).
Oddio mi perdo, dev’essere che stanotte ho dormito poco. Stavo dicendo che potrei intrattenere un pubblico. Ma non lo farò.
Mi limiterò a qualche domanda: qual è la coppia moderna? (Niente paura: a rispondere non ci provo nemmeno).
Cosa fa la coppia moderna?
Che effetto fa sentirsi una coppia moderna?
E soprattutto: se una coppia normale va in quel sexy shop, poi, diventa moderna?
a tal proposito, ricordo quando nei primi anni ottanta in tabaccheria infilavano sigarette o quant’altro in sacchetto di carta con pubblicità raffigurante due silhouette accovacciate nude (lui e lei, se non erro lui con occhiali da vista!), una di fronte all’altra, e la scritta: “leggete Le Ore, il settimanale della coppia moderna”.
Black, ma quanti anni avevi?
Potevi già essere una metà di una coppia moderna o eri ancora il frutticino immaturo di una coppia di genitori, e di fronte a simili figurine ti facevi venire tutt’una vergogna?
Io non mi ricordo niente del genere!
Forse frequentavo altre tabaccherie?
😉
Forse non eri un’attenta osservatrice… essere maschietti credo poi aiuti.
Mi è rimasta impressa (ero virgulto imberbe, non sono babbione!) la promozione della rivista porno sul sacchetto da tabaccheria, una cosa che se ci pensi proviene da altre dimensioni spazio-temporali. Ora si oserebbe l’esplicitazione? La pornografia (anche sull’uso del termine sempre e comunque con un’accezione negativa avrei comunque da ridire) è oggi mercificazione ammantata da programma tv per le famiglie in prima serata, ma il concetto di decoro e di puritanesimo è tremendamente vittoriano.
Sai una delle cose più porno che mi è capitato di vedere qual è stata?
Un vestito – giacca, gilet e calzoni con pinces, camicia e cravattino – beige a coste di velluto esposto nella vetrina di un negozio molto figo per bambini.
La taglia del vestito era tipo due anni.
Voyerismo puro, assenza totale di rispetto per l’altro, oggettivizzazione (esiste? HO un sonno tremendo, oggi) dell’altro.
Esattamente come nei programmi fintamente edulcorati della tv per famiglie.
Lo so che non sei babbione…
D’altra parte per me Le Ore potevano non significare assolutamente niente, quand’anche ne avessi visto la pubblicità sul sacchettino.
E no; adesso non si espliciterebbe niente, perché anche le ragazze stra-scosciate e con le stra-poppe allo stra-vento che si vedono in tv non è che ci parlano di sesso (e dunque non sono esplicite), ma giocano sull’ambiguo sono-una-bellezza-della-natura-cos’hai-capito-porco?-però-se-me-la-chiedi-forse-te-la-dò.
Dormirò di più, promesso…
Mi verrebbe da dire che dietro alle campagne moralizzatrici, sostenute da pruriti repressivi e sensi del peccato fustigatori, in cui si vuole colpire chi veicola comportamenti non consoni alla dottrina (religiosa, consumistica, identitaria), si cela la vera pornografia dello spirito, intesa come volgare e ostentata manifestazione autoritaria di un principio regolatore a cui tutte e tutti si devono attenere.
La pornografia, libera e consensuale (quindi non mercificata), può avere anche velleità liberatorie, essere espressione gioiosa dei propri corpi (una parte illuminata del femminismo e dei movimenti omosessuali l’hanno capito, e giocano sulla trasgressione per dichiarare la loro avversità al Codice). L’oscurantismo non può tollerare simili dichiarazioni di emancipazione, la condanna ipocrita deve essere esemplare.
Chili di frustrazione si abbatterebbero rovinosamente se la società non avesse le sue malvagie valvole di sfogo, dove una libido inespressa e repressa viene sostituita con dosi massicce di aggressività.
Anch’io ho dormito poco.
sono sempre piu’ convinta che al sexy shop ci vada proprio chiunque.
un giretto veloce a pigalle e puoi capire cosa intendo. se capiti a dublino entra da ann summers e vedrai tu stessa.
solo tra le amiche c’e quella che ci va per l’intimo e un’altra che ci va per le scarpe a milano. si! le scarpe! come se altrove nn ne vendessero, ma il suo ragionamento nn fa una grinza “chi mai penserebbe di andarsi a comprare le scarpe in un sexy shop? come le ho io nn le vedi a nessuno”. e’ vero, e sono anche carine.
andarci o nn andarci nn significa nulla. ci vai se pensi che ci possa essere qualcosa di particolare che ti serve (e nn deve essere necessariamente un d.l.o).
guarda mi sa che per il resto, come diceva la Dandini, siamo donne all’antica, attaccate alla “tradizione” (io e le mie amiche quantomeno).
E’ con profonda commozione che registro il sensazionale dato di fatto che questo post è il più commentato del blog.
A conferma di quanto l’argomento “tiri”.
In effetti Ann Summers mi incuriosisce, Olli. Tra l’altro avevo letto (dal dentista) un’intervista a lei, e m’è sembrato che la personaggia avesse un suo perché…