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sei inutile, ti trasferisco. non vuoi? sei licenziato!
«Le unità di personale in più», dice il Corriere, «“perché non più funzionali alla struttura o perché inutili sotto il profilo della competenza e della professionalità” sono collocate a disposizione, con l’erogazione della sola retribuzione di base, riqualificate e riassegnate ad altra amministrazione. In caso di rifiuto il rapporto di lavoro si risolverà di diritto”».
È la «bozza Brunetta», l’uomo che pensa – in compagnia di molti – che i problemi della pubblica amministrazione siano risolvibili da sceriffi e da calcolatrici per la misurazione della produttività (cosa che ciascuno pensa sia un problema degli altri, mica suo; men che mai se la persona di cui si tratta fa di mestiere il «misuratore di produttività altrui»).
Le parole, però. Mio dio.
Le parole.
«Non più funzionali».
«Inutili».
«A disposizione».
«Riqualificate».
«Riassegnate».
E se rifiutano il trasferimento – dove? Per fare cosa? Per quanto tempo? Con quali garanzie? E la famiglia? I figli? La scuola? Il lavoro del compagno o della compagna? La casa in affitto? Il mutuo? I genitori anziani? – sono licenziati di diritto.
Mi domandavo: in questa bozzetta c’è anche lo jus primae noctis?
No, perché ci starebbe bene.
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