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come brilla il comunicato sindacale del «sole»
Il comunicato del cdr – che vuol dire «comitato di redazione», ovvero l’organismo sindacale interno alla redazione giornalistica di un organo d’informazione – del quotidiano della Confindustria è un documento di straordinaria importanza.
Raramente ho letto, sulla professione che faccio, cose con questo livello di lucidità, con questa capacità analitica, con questo coraggio.
Meriterebbe di essere studiato nelle scuole di giornalismo, pubblicato sui giornali, declamato al megafono per le strade, perché descrive – con semplice e ragionata indignazione – non solo cos’è diventato il giornalismo in questi anni vergognosi, ma anche qual è lo stato delle relazioni sindacali nel mondo del lavoro di questo Paese, e quale sia il livello della brutalità e della rozzezza padronali.
Il comunicato è leggibile per esteso sul «Sole 24 Ore» di oggi, ma ne riporto alcuni passaggi che mi sembrano cruciali, evidenziando con il ricorso al corsivo gli elementi che mi hanno colpito di più.
«Quale Sole 24 Ore stiamo costruendo? Il comitato di redazione è preoccupato. Negli ultimi tempi quasi tutte le assunzioni a tempo indeterminato sono riservate a professionisti con cariche elevate, spesso in cerca di lavoro, ma con grandi protezioni alle spalle. Per costoro, spesso alfieri (a parole) del liberismo e della flessibilità, non esiste precariato, che grava solo sui giovani che si affacciano alla professione».
«Per una elite chiusa e ristretta di giornalisti è oggi sempre attiva una rete informale di protezione politica e imprenditoriale che garantisce alti stipendi e un elevato status redazionale, a scapito dei più meritevoli. L’italianissimo capitalismo delle relazioni – che mortifica il merito – trova qui un’altra antipatica manifestazione. Per queste persone, il disegno di Confindustria e degli editori di andare sempre più verso la cancellazione dei contratti nazionali di lavoro e verso contratti ad personam è certo molto comoda: del contratto nazionale di lavoro che tutela i colleghi più deboli dalla forte erosione degli stipendi, questa casta può fare tranquillamente a meno. All’interno della redazione, intanto, il capitale intellettuale dei giornalisti viene mortificato».
«Nel frattempo, per evitare l’aumento del costo del lavoro – che però non è preso in considerazione nel caso delle assunzioni eccellenti – vengono rifiutate assunzioni di praticanti nei settori che rappresentano il futuro, come l’online. Chi ne fa le spese sono soprattutto i più giovani, ormai assunti quasi solo attraverso contratti a termine. Più deboli degli altri, non hanno alcuna rete di protezione. A volte, e indipendentemente dalle loro capacità, vengono abbandonati al loro destino, o considerati fastidiose “situazioni da sanare”, quasi fossero patologie e non professionisti dotati di capacità che il giornale ha utilizzato a lungo, ha fatto crescere e farebbe bene a non sprecare.
Questo giornalismo elitario e inefficiente non è quello che vogliamo».
Diciamole, queste cose, all’eroico e incontaminato Beppe Grillo.
Diciamole, al subcomandante Gianantonio Stella.
Anche se non hanno voglia di ascoltarle.
Diciamoglielo, però: quando vi dovesse venir voglia – almeno una volta al giorno, immagino – di identificare una qualche «casta» contro cui indirizzare i vostri salaci strali moralisti, prendetevi il tempo, per favore, di individuare con più precisione i bersagli giusti.
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