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politically correct
Chi dice che l’aggressione di Verona non è un’aggressione politica si concede il lusso di non vedere un dato di fatto incontrovertibile: che l’unico protagonista di quella tragedia a non avere un’identità politicamente contrassegnata è il ragazzo che è stato massacrato di botte.
Può anche essere che i cinque aggressori non appartengano ad alcun gruppo formalizzato di estrema destra, a nessun gruppo che abbia uno statuto steso da un notaio (ciò che ora legittimamente consente a quei gruppi di chiamarsi fuori).
Ma che i cinque siano di estrema destra non lo dicono i loro detrattori: lo dicono loro stessi. Riportarlo non è un’illazione, ma cronaca.
A me sembra quantomeno singolare il fatto che da quando si grida all’emergenza sicurezza, Verona è diventata un posto progressivamente sempre meno sicuro.
p.s. Segnalo (con grande tristezza) queste affermazioni del presidente della Camera, modestamente ricordando che, tra l’altro, a Torino non è morto nessun ragazzo.
p.s. n°2 Purtroppo, tocca registrare che anche Veltroni ha deciso di parlare: per dire che in questi casi «stabilire delle priorità è assolutamente sbagliato». Dice – sì – che a Verona un ragazzo è morto e a Torino, fortunatamente, no; ma la differenza che c’è fra vivere e morire non gli basta comunque a «stabilire delle priorità»; per lui, non è abbastanza.
Pietà. Per favore, pietà.
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