piagnisteo (ottimista) del lunedì

Ho fatto il mio solito giro fra i siti, e leggendo i titoli delle notizie m’è venuta una botta di tristezza che di lunedì è un vero peccato lasciar montare.
Non so, per dire. Provate a immaginare la sequenza «il ministro Brunetta propone al Pd una commissione che stabilisca incentivi e licenziamenti» per gli statali (propongo l’inversione temporanea dell’onere della prova, tipo così: «Sei statale? Non c’hai voglia di far niente perciò ti licenzio con decorrenza immediata». E lo statale: «No! Si fermi! Ecco qui le pratiche che ho evaso (protendendo braccia speranzose cariche di fascicoli, ndr), i problemi che ho risolto, i verbali delle telefonate a cui ho risposto. Mi creda, sire: ho dei testimoni, al lavoro sono stato visto, la prego, ho le dichiarazioni giurate!»).
E poi «Epifani attacca: “Tremonti inizia male” Sacconi replica: “No alla vecchia Cgil”» (per la segreteria confederale della nuova Cgil mi permetto di candidare una donna che conosce il valore della negoziazione: Pamela Anderson).

E ancora: «Sicurezza, il governo accelera. La Russa: pronti a usare i militari» (ma contro chi? E con o senza mitra?). E: «Caso Travaglio, Fazio si scusa in tv»; e «La squillo della porta accanto, escort imprenditrici di se stesse» (qualcuno mi parli del tasso di rivalutazione del capitale iniziale, e di ciò in cui consista lo specifico rischio d’impresa).

«Sicurezza, blocchi navali contro i clandestini» (le imbarcazioni dei disperati verranno lasciate andare alla deriva?). «Alemanno: “Non sono fascista, ma il fascismo modernizzò l’Italia» (l’avevo detto, no?, che quando cominciava a piacermi il termine «contemporaneo», ecco che la politica riscopre l’ambigua «modernità»). E infine, il terremoto in Cina, il ciclone in Birmania…

Stavo per arrendermi alla sindrome depressiva del lunedì (che minaccia di essere sorprendentemente uguale a quella del martedì, del mercoledì e del giovedì, e forse anche del venerdì, del sabato e della domenica e delle feste comandate, visto che lavorando in un giornale non c’è differenza), quand’ecco che nell’oscurità si fa strada una lama di luce che arriva dalla Washington Post: in America, per il nono anno consecutivo, i nomi di battesimo più frequenti fra i neonati sono stati Emily e Jacob.
A me ‘sta cosa m’ha salvato la fase pre-prandiale del lunedì. Dev’essere per la foto con cui hanno accompagnato la notizia. Eccola qui sotto.