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ma che amore di cagnolino
Un gruppo di sette o otto ragazzine ha picchiato una coetanea per una faccenda di fidanzato. In estremissima sintesi, una aveva detto all’altra «lascialo perdere, giù le mani da lui», e da lì è nato il pestaggio.
Io mi domando che razza di concezione ci sia dei rapporti fra gli esseri umani, in un quadro come questo.
Cos’è? Un’idea proprietaria dell’altro? Quel tale è mio e di nessun’altra?
E se lui cambia idea? Se lui si scoccia di essere tuo, o se addirittura si scoccia di essere di qualcuno, di chiunque, e decide di voler essere solo suo?
Che cosa facciamo se lui si ritira? Cerchiamo la colpevole, la zocc*** che l’ha traviato? E lui? Lui è il deficiente che se non fosse stato attirato in una trappola sarebbe rimasto ordinatamente al suo posto, accanto a noi come un cagnolino fedele?
Seguendo ogni giorno per lavoro le agenzie di stampa, mi sono resa conto che da un po’ di tempo – non saprei quantificarlo in modo preciso – non passa praticamente giorno senza che ci sia almeno un lancio relativo al fatto che qualche ragazzino – da solo, o più spesso in gruppo – ha picchiato un coetaneo per una questione di ragazze.
L’altro (più spesso l’altra), insomma, è una propaggine inessenziale dell’elemento dominante della (cosiddetta) coppia; viene al traino, e se qualcuna (più spesso qualcuno) lo guarda un po’ troppo fiso o gli fa un complimento (o anche un complimentaccio) chi reagisce al suo posto è il suo «dominus».
Me l’immagino, la scena.
Una fidanzatina terrorizzata ma compiaciuta del fatto che il fidanzatino mena le mani per difenderla dal supposto assalto di qualcun altro, seduta su un muretto si mangia le unghie, incerta se chiamare la polizia o godersi il Momento-di-Gloria-della-Piccola-Velina-Seduttrice, invece di inc***arsi come una furia perché qualcuno, chiunque, ha deciso di difenderla da un pericolo giudicato tale solo da lui, che evidentemente la considera incapace di badare a se stessa e di giudicare per sé.
Non so.
A chi pensa che da alcune improbabilissime «femministe» di destra c’è da imparare qualcosa (magari quell’attitudine ruvida e maschia che riscuote tanto successo) mi verrebbe da dire che forse le cosiddette femministe di destra sono quelle che in simili situazioni – immaginate a bordo ring – a un giovinotto che picchia il rivale per «difendere» la fidanzata dicono «bravo!».
E a me queste non sembrano cose belle. Proprio no.
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