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emma, tony e il senso delle proporzioni (oggi va la rima)
Blair beccato sull’Heathrow Express senza biglietto (e senza soldi e senza carta di credito!) è quasi simpatico, tipo la vecchina che dorme coi milioni sotto il materasso e compra gli avanzi di verdura a mezzogiorno ai mercati generali. Non avendo elementi anamnestici (wow) sufficienti a diagnosticare il tipo esatto di sindrome – se avarizia o monelleria – propendo per la monelleria, e questo mi piace.
In realtà volevo dire due parole sulla Marcegaglia e i suoi «contratti leggeri e moderni» (visto che nel mio post «lessico (purtroppo) familiare» avevo qualche ragione, sulla faccenda del «moderno» e del «contemporaneo»?), che avrei voluto tradurre così: «Fateci fare quello che vogliamo, senza vincoli e senza doveri. Assumetevi voi lavoratori il rischio d’impresa e non rompete le scatole. Negoziate direttamente col vostro imprenditore, da bravi. Misurate la vostra forza personale, invece che nascondervi dietro quella della categoria, bamboccioni senza palle che non siete altro».
Però tutte queste cose non le dirò, e mi limiterò a rilevare che, dopo un presidente confindustriale come Montezemolo, una presidentessa come la Marcegaglia crea un serio imbarazzo giornalistico.
Come già noi c*** di pietra che lavoriamo al desk abbiamo realizzato, un cognome così lungo e con una emme maiuscola (lettera che fra tutte ha la larghezza maggiore della galassia) si porta via da solo tutto il titolo, nel quale non riesci a infilare neanche un’altra «i».
Finirà che la chiameremo Emma e buonanotte, nonostante le due emme minuscole. In fondo con le donne certe confidenze vengono più lisce.
Invece voglio parlare (poco: giuro) di un articolo che grazie alla monelleria di Blair ho visto oggi sul Daily Mail di ieri, sotto il titolo «perché la nostra polizia ha perso il senso delle proporzioni?».
Scrive Stephen Glover (oh che faccino triste!) che «ogni settimana se non ogni giorno arrivano notizie di reazioni spropositate della polizia a eventi di risibile importanza», come ad esempio il caso di uno studente che avendo detto a un agente a cavallo «lo sai che questo tuo cavallo è gay? Spero che ti senta a tuo agio a cavalcare un cavallo gay», è stato arrestato perché – ha poi spiegato il portavoce della polizia di Oxford – era stato «aggressivamente irrispettoso nei confronti dell’agente e del suo cavallo».
Può essere – scrive Glover – che la società sia diventata più violenta e che sia stato questo a innescare una maggiore violenza nelle reazioni dei poliziotti. «Ma la cosa può spiegare solo in minima parte», dice, «la loro abitudine di prendersela con i soggetti deboli» (soft targets) «senza alcun riguardo al senso della misura».
La situazione, a giudizio di Glover, altro non è che «una nuova forma di oppressione dello Stato» (parole che da noi praticamente nemmeno il Manifesto usa più) «che fino a tempi molto recenti era del tutto estranea alla cultura di questo Paese, e anzi associata a nazioni di gran lunga meno rispettabili. E il governo? Se ne sta forse facendo carico? Nient’affatto. Anzi: sta occultamente incoraggiando questo comportamento».
Ma tu guarda quel pericoloso comunista di Stephen Glover col suo faccino triste.
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