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donne dannose
Ho un debole per Josè Luis.
Josè Luis Rodriguez Zapatero, intendo.
Se mi suona alla porta per invitarmi a prendere un caffè, scendo al volo anche se sono in pigiama e senza trucco e me lo porto fieramente in un bar della piazza senza neanche pensarci un secondo.
Lo so che ha un qualche che di Mr. Bean; quando lo sostenevo io nessuno ci credeva e mi dicevano che ero scema, ma poi Neri Marcorè s’è messo a imitarlo intercalando il suo spagnolo maccheronico con mosse e atteggiamenti tipici del personaggio di Rowan Atkinsons, e allora tutti se ne sono convinti, dimenticando completamente che l’autrice della grandiosa scoperta ero io… E queste son cicatrici dell’anima, eh.
Comunque, a parte questo.
Ho qualche domanda che per adesso è senza risposta: perché non mi fa questo grande effetto il fatto che nel suo neonato governo ci siano più donne che uomini?
Oppure, detta in un altro modo: perché mi dà fastidio che qualcuno (qualcuna, veramente; e qualcuna che parrebbe avere anche l’idea di essere di sinistra), possa considerare la Santanchè una «femminista di destra» (che è praticamente come dire un milanista interista)?
Sono allergica alle operazioni di marketing che non esplicitano i contenuti che stanno sotto ma li danno per scontati sulla scorta della supposizione che, tanto, a noi pecoroni basta il pensiero.
Nel caso della presenza femminile nel governo Zapatero, per esempio: perché dovrebbe rendermi felice (moderatamente) il fatto che le donne sono nove e gli uomini otto, se niente mi viene spiegato intorno alle idee e al passato di quelle nove specifiche donne e di quegli otto specifici uomini? E se fossero nove sciocchine, faccio per dire?
O anche: perché dovrei pensare che una che parla sboccato, insulta allegramente Berlusconi o chiunque le passi per la testa di insultare, e dice di disprezzare le colleghe di genere che utilizzano scorciatoie da cortigiane sia per ciò stesso una femminista e non, invece, una che ha scelto – faccio per dire – un altro tipo di cortigianeria, quella del decolleté (ipotesi) esposto a tutti, e non a pagamento, perché le donne sono merci da apprezzare nei loro molteplici talenti, ivi compreso – e nient’affatto secondario – quello dell’attrattiva sessuale?
E se per una volta provassimo a essere (vabbè, lo dico) sexy quando la situazione lo merita o lo esige, e facessimo invece quelle n-o-r-m-a-l-i in tutte le altre situazioni?
E se per una volta tentassimo di ricordare che la capacità di sedurre, cioè di portare a sé le persone, non passa necessariamente attraverso la proclamazione tortuosa, sibillina e arrogante della propria disponibilità sessuale nei confronti di un uomo qualunque e indifferenziato?
Vabbè. È una giornata un po’ così.
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