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di marrazzo e d’altre cose (grazie, paterlini)
E adesso Marrazzo.
E D’Avanzo che gli dice «parla, di’ la verità!».
E siccome le sue «debolezze», scrive, «sono ora lì, nude, sotto gli occhi di tutti», tu «governatore» (proprio tu, D’Avanzo.
Proprio tu, a usare una parola che non corrisponde a nessuna figura istituzionale.
Proprio tu, a usare scorciatoie linguistiche di sapore ideologico) hai «l’obbligo di affrontarle, in pubblico e a viso aperto».
che scoop
Si sentiva veramente la mancanza di un altro di questi scoop giornalistici che servono egregiamente a due bellissimi scopi, entrambi molto di moda.
la trappola del «gossip»
Il primo obiettivo è far dire alla gente (lo dicono anche persone molto avvertite e sveglie che, per dire, incontro alla Fnac con le braccia cariche di libri non scritti da nuove o vecchie Liale) che «ormai i giornali non si possono più leggere, perché contengono solo gossip» (così, dicono: «gossip», e non si rendono conto che solamente usare quel termine invece dell’italiano significa che ci son cascati anche loro).
«son tutti uguali!»
Il secondo obiettivo è far dire alla gente che in politica tutti sono uguali.
Quest’affermazione, a seconda del livello di compiaciuta provocatorietà simil-sgarbiana che a ciascuno piaccia coltivare, si divide normalmente in due sotto-affermazioni divergenti.
Una è «guarda che schifo, noi sì che siamo morali».
La seconda è «fanno quel che facciamo/vorremmo fare anche noi» (corollario: «L’essere umano fa schifo, che cazzo possiamo farci, signora mia?»).
le responsabilità istituzionali
Ora.
Lo dico forte e chiaro.
Le vicende di Marrazzo e Berlusconi sono tremendamente diverse.
Tremendamente.
In via di prima approssimazione, basterà dire che sono molto differenti le loro responsabilità istituzionali, affermazione alla quale qualcuno potrebbe senz’altro replicare che l’argomento non conta, perché la qualità delle azioni è identica.
E poi ci torno. Presto, poco sotto.
il mio paese
In secondo luogo, le responsabilità che Berlusconi ha nell’aver reso questo Paese quel che è attualmente è infinitamente superiore a quella di Marrazzo e di chiunque altro, daddarie comprese (e questo va pur detto a chi mostra di credere che fare la prostituta sia del tutto equiparabile all’essere un “utilizzatore finale”, noto o sconosciuto).
l’autentica famiglia…
Il problema non è l’eventuale incoerenza fra i comportamenti privati (di Marrazzo, che mai ha partecipato al «family day») e i comportamenti pubblici.
Questa è certamente un’istanza politicamente non priva di senso, ma del tutto inapplicabile alla situazione, anche perché non mi risulta che Marrazzo abbia mai sostenuto che l’unica autentica famiglia sia quella costituita da un uomo e da una donna con prole, né che mai abbia detto che essendo gli omosessuali sterili, beh, allora sono una forma di vita inferiore, e non voglio neanche pensare a che livello potrebbero essere collocati i/le transessuali in questo quadro…
gli argomenti di paterlini
Sul blog di Gilioli – qui – Piergiorgio Paterlini scrive qualcosa che mi è sembrato estremamente persuasivo, e volentieri integro in questo mio ragionamento, poiché non lo considero in contraddizione.
Leggete quel post, ne vale la pena.
Paterlini dice che non si può fare di questa storia una vicenda di «debolezza privata», perché «nella storia di Marrazzo e in mille altre simili c’è più dignità e più miseria di quanto non immaginiamo. Sia più dignità che più miseria, e assai probabilmente non dove ci viene di collocarle. Questa dignità, questa complessità, questo mistero debbono avere visibilità, venire alla luce, insieme alle persone che li portano più di altre nel corpo e nell’anima».
la cassia e l’aereo
C’è anche un’altra questione apparentemente secondaria, a segnare l’enorme differenza fra le due situazioni: l’asserito incontro fra Marrazzo e la transessuale è avvenuto – se ne legge – in un appartamento sulla Cassia (o dove altro è avvenuto a Roma), e non in una stravilla sarda diventata inconoscibile e inavvicinabile per questioni di sicurezza nazionale; nessuno ha raggiunto l’appartamento con aerei, elicotteri o lance, private o di Stato.
E questo indipendentemente da qualunque valutazione possa averne voluto fare la Corte dei Conti.
decenni di spazzatura
Canale 5, Programma Italia, la Fininvest, Italia 1, Rete 4, gli strilli delle laide vecchiacce ospiti della De Filippi per fare da contraltare alla freschezza sconcertantemente priva di senso delle giovanissime meravigliose idiote attorno a cui ruotavano le trasmissioni (perché di tipi di donne ce ne son solo due: quelle che la danno a Berlusconi e quelle che vorrebbero ma non possono più); quella trasmissione, Forum, dove la legge e la giustizia diventavano arbitrati negoziali; le scosciatissime; le plasticatissime; le botulinate; le stralacrime in diretta; le vite vip che poi son passate sulla Rai di Cucuzza…
Tutto questo non l’ha inventato Marrazzo.
le colpe di silvietto
Marrazzo non ha avuto ruolo, perlomeno apparentemente, nella riduzione della Repubblica italiana ad «azienda Italia» (e certa gente, se potesse, toglierebbe perfino la «i» maiuscola).
Marrazzo non ha avuto ruolo nella fissazione delle priorità pretesamente politiche (e in realtà negoziali e privatistiche) del mio Paese.
Marrazzo non ha promosso il darwinismo sociale come ideologia vincente.
Marrazzo non ha mai detto nell’ultimo dibattito prima delle elezioni politiche che «la sinistra pretende che il figlio dell’operaio abbia le stesse opportunità del figlio del professionista, e questo è inaccettabile».
Marrazzo non ha mai detto a Rosy Bindi che era un brutto cesso o alla Carfagna che era una bella gnocca (il che è concettualmente uguale, se la parola «concetto» non fosse, per alcuni, troppo troppo difficile da capire).
Non ha mai detto che Mario Giordano, o Santoro, o Biagi, o chiunque altro, facevano «un uso crimimoso della tv» e se ne dovevano andare.
Non ha mai detto che avrebbe mandato la polizia nelle università occupate.
Non ha mai ridotto i poveri a questuanti con social card o stronzate del genere.
Non ha mai chiesto le impronte digitali ai bambini rom.
Non si è mai alleato con la Lega.
arrampicarsi sui corpi morenti
Per farmi un’idea personale su com’è Berlusconi io non avevo alcun bisogno che qualcuno mi mostrasse le foto di orde di ragazze che andavano a casa sua portate da aerei con la scritta Repvbblica italiana o con altre scritte.
Delle sue idee politiche avevo un giudizio già sufficientemente formato, e chiaro: erano e sono sostanzialmente l’opposto delle mie.
Della sua idea di mondo come luogo in cui invece di vivere ci si arrampica sui corpi morenti di chi non ce la può fare ma ci prova lo stesso, offrendo la sua testa sanguinante alle suole chiodate dei bastardi che gli si stanno arrampicando addosso, io già sapevo.
Già sapevo anche che quell’uomo non riesce ad accettare la sua vecchiaia, e si fa interventi che lo rendono mostruoso, perché a lui quella cosa lì – a differenza che a me – non pare ridicola, malinconica e tragica.
chi detta la linea e chi la contrasta o la subisce
Piaccia o no a un incredibile D’Avanzo – che ritiene (come se fossero cazzi suoi, o, peggio, addirittura miei) di dover adesso chiedere a Marrazzo di confessare pubblicamente che gli piace intrattenersi coi transessuali – resta il fatto che la responsabilità di chi «detta la linea» è infinitamente superiore a quella di chi la subisce o la contrasta.
frankenstein
Uno potrebbe dirmi: ma che c’entra la politica col sesso?
La risposta è ovviamente questa: «Niente».
Ma non sono stata io, e neanche Marrazzo – credo – a fare della vita privata delle persone materia di libelli agiografici e motivo di mobilitazione del voto di pancia.
Non sono stata io a far filtrare nelle falde acquifere la diossina che «se uno è stato un bravo imprenditore, allora sarà anche un bravo politico».
Chi ha inquinato i pozzi facendosi figo per le sue donne, i suoi successi, le sue barche, i suoi aerei, la sua faccia da ridicolo Frankenstein perpetuo, le sue foto con l’effetto flou e i capelli smaltati non sono stata io, e non è stato neanche Marrazzo.
esprit de finesse
Se poi questo gentiluomo è stato sorpreso dal fotografo mentre a una cerimonia repubblicana si grattava ciò che il pudore (e il ribrezzo fisico) mi impedisce di nominare; se la voce di questo animo nobile è stata registrata mentre con il responsabile degli sceneggiati Rai parla di attrici che, generose con lui, erano da premiare con particine tv; se poi a questo campione di scienza è scappato detto che Eluana Englaro doveva vivere perché era ancora feconda (con il che implicitamente sostenendo che le donne in menopausa possono liberamente crepare anche quando non in situazioni medico-esistenziali meramente vegetative); beh, se poi questo bipede ha fatto e detto queste cose, non è colpa né mia né di Marrazzo.
ma quale «gossip»?
No. I giornali non sono «gossip».
I giornali sono spesso merda. Altro che gossip.
Merda fatta in molti casi – ma con molte lodevoli eccezioni – da gente che omeopaticamente ha fatto in tempo ad abituarsi al gusto della merda cominciando a piccole dosi, e ora non ci fa più tanto caso; e anzi, rimprovera con sereno cinismo chi sente puzza di merda usando parole impegnative e profonde come queste: «Ma guarda che ti sbagli, è così dappertutto».
il «rumore»
I giornali nascondono le notizie, si diceva una volta.
Oh, sì. Certo che lo fanno.
Ma quel che stanno facendo ora è un’evoluzione dagli esiti al momento imprevedibili: creano rumore, inquinamento, nebbia e fumo dietro cui confondere ogni cosa.
un esempio
Farò uno stupido esempio, a scanso di equivoci completamente falso.
Facciamo che al matrimonio di un qualunque politico illustre sia assente uno dei suoi più cari compagni di merende, e che il pezzo giornalistico che ne fa la cronaca ometta di segnalare quell’assenza (ma naturalmente non dica nemmeno che quel tale era presente).
Facciamo che il pezzo sul matrimonio non riporti da nessuna parte del titolo, dunque, l’assenza dell’amico dello sposo.
il testimonial
Facciamo che tre o quattro pagine dopo, un altro articolo dello stesso settimanale parli – ma tu guarda – proprio di quell’assente, che il giorno del matrimonio era andato a fare una sessione fotografica per partecipare a – vediamo un po’… – per fare da testimonial per un’automobile.
la realtà non è nascosta!
Bene.
In questo caso cos’è successo?
Si può ragionevolmente sostenere che il magazine abbia nascosto notizie?
No, naturalmente.
il problema è la decontestualizzazione
Ma quel che il giornale ha fatto è forse ancora più grave: ha decontestualizzato i fatti, li ha frantumati, polverizzati e disseminati tra le nebbie di altre notizie.
Chiunque volesse capire le cose, dovrebbe mettere insieme troppe cose, e troppo distanti fra loro. Cioè dovrebbe fare il giornalista, in una parola. E invece è un lettore e basta, che avrebbe tutto il diritto (ma adesso anche al lettore credo vada benone così) di pretendere che questo sforzo di riconnessione fra gli eventi lo faccia un giornalista.
la realtà polverizzata
Prima di consolarci scegliendo la via facile – ovvero prima di dire a noi stessi, o di sostenere in pubblico, che i giornali sono inguardabili perché si occupano solo di pettegolezzi – proviamo a pensare con quanta efficacia viene utilizzato un infinito numero di strumenti per polverizzare e decontestualizzare i fatti, per creare rumore.
dimissioni? forse
E prima di sostenere che Marrazzo deve dirci se a lui piace di più sua moglie Roberta o il transessuale della Cassia, limitiamoci – se ci pare il caso – a chiederne le dimissioni perché, chissà mai, magari la transessuale potrebbe sempre ricattarlo.
Non parlo (tanto) di ricatti generici, ma di ricatti politici. Che so: dacci quel patrocinio sennò faccio girare il video, per esempio.
e i diritti dei trans?
E qui torno a Paterlini. Che dice un’altra cosa che a me pare estremamente importante. E cioè che se c’è un buon motivo per il quale a Marrazzo possono venir chieste le dimissioni, bene, quel motivo è anche il fatto che Marrazzo, pur frequentando una o più transessuali, non ha mai ritenuto che gliene derivasse l’obbligo politico di battersi per i diritti dei transessuali. Se non lo fa», scrive, «che non lo faccia per me è il vero, forse l’unico scandalo, la vera intollerabile contraddizione fra pubblico e privato».
Io penso che Paterlini abbia completamente ragione.
E, tra l’altro, da un politico che si definisce di sinistra una cosa del genere me l’aspetterei.
io non capisco
Per capire lo stato dell’arte, è interessante leggere Telese sul Fatto quotidiano: «Cosa c’è dietro la solitudine di questi leader, che sembrano trovare gratificazione solo in una vita parallela e in una dimensione sessuale diversa da quella che manifestano in pubblico (a tratti disperata)? In una intervista che pubblichiamo domani Rosy Bindi ci dice che esiste una questione morale anche nel Pd».
vite parallele
Ma come? Frequentare transessuali è una pratica che va riferita all’esistenza di una «questione morale»? Frequentare transessuali è una «vita parallela»? Perché – io mi domando – frequentare transessuali non può semplicemente essere una delle infinite forme che può assumere la relazione fra esseri umani, e dev’essere per forza espressione di una vita parallela e segreta?
ma le lenzuola, quelle no!
Chiediamogli le dimissioni, magari.
Se proprio sentiamo di dover fare qualcosa facciamo questo, che è meglio; che è il massimo a cui possiamo spingerci.
Non spingiamoci sotto le lenzuola, o sui divani, di chi di quelle lenzuola e di quei divani non solo a noi non ha mai parlato, ma non s’è mai nemmeno fatto scudo.
Non spingiamoci sotto le lenzuola di chi non ha mai voluto farci sapere quanto dotato fosse, e di qual vaglia fosse la sua resistenza allo sforzo di ciò che, sopraffatto dal senso di colpa, con squallida impudenza potrebbe chiamare amore.
Stupendo post, brava.
Grazie.
OMG!
Standing Ovation, Fede!
Addirittura, Pablo.
Un grande post, davvero.
Lo affiancherei a quello di Padellaro sul Fatto di oggi.
😉
Ciao, Federica.
Secondo me, si deve partire da un dato che la laicità dovrebbe avere acquisito da un pezzo, e cioè che la diversità sessuale non può più essere un fattore discriminante.
Invece il caso Marrazzo evidenza, nei vari interventi che ho potuto seguire, che così non è ancora. Pochi sono quelli che si sono fatti sentire in difesa di questo diritto che rende uguali le diversità di fronte a tutti, ossia le eleva allo stesso rango. Ho cercato di motivare qui, nel mio blog:
http://www.bartolomeodimonaco.it/online/?p=7401
Quindi, salvo che non si commetta reato (ossia l’esibizione sessuale in pubblico) tra le quattro mura, nella intimità, ciascuno è padrone della propria sessualità e ne deve dare conto solo alla propria coscienza.
Per questo il caso Berlusconi e il caso Marrazzo devono essere messi sullo stesso piano: e a prescindere dai gradi di rappresentanza istituzionale. Questi non c’entrano per nulla, se il principio è condiviso. L’uomo pubblico, ossia – a meno che non commetta reati – ha una sfera intima che gli appartiene e che non è tenuto a rendera pubblica.
Marrazzo, ad esempio, non è a chi lo ha votato che deve rendere pubblica una sua diversità sessuale che le conquiste civili hanno eliminato. Se si dice che il processo non è ancora compiuto, significa arretrare e non contribuire affatto al raggiungimento di quel traguardo. Chi è favorevole a queste battaglie civili deve riconoscere che Marrazzo aveva diritto alla riservatezza della sua sessualità.
Un altro conto è il rapporto con la famiglia, ossia con un altro ambito della sfera intima. La moglie potrà essere delusa di lui, potrà non amarlo più, potrà chiedere il divorzio, e ciò rientrerà sempre nella sfera privata dei coniugi Marrazzo, e nel diritto privato e insindacabile della moglie di disporre della sua vita e del suo rapporto con il marito.
Ma deve essere chiaro a tutti, e anche alla moglie e ai figli, che il marito e il padre non ha commesso reati di cui debba rendere conto a chichessia. Così Berlusconi.
Ora, chi ipocritamente non si espone a difendere questi principi laici (e lo faccio io che sono cattolico osservante) trova la scappatoia per non esprimersi: ossia dice che questa diversità espone l’uomo pubblico al ricatto. E perché mai lo deve esporre se tutti impariamo ad acquisire la mentalità che Marrazzo non ha commesso niente di riprovevole all’interno della sua sessualità.
Se ci si para dietro la scusa che l’uomo è ricattabile (fra l’altro Marrazzo ha dichiarato di non aver ceduto ad alcun ricatto), significa che quella sessualità la si considera ancora diversa; ossia non si è ancora acquisita ed i colpevoli siamo noi; e in special modo coloro che queste battaglie le hanno condivise e che ora si nascondono per viltà ed ipocrisia di vecchio stampo. Si predica il nuovo, poi se ne ha paura. Dice bene Vladimir Luxuria (tanto lontana dal mio pensiero) a proposito del Pd: «un partito bacchettone, che dà ragione a chi usa il privato per distruggere la gente».
Per riassumere: non ci può essere ricattabilità, se si riconosce che il rapporto sessuale di Marrazzo rientra nella mormalità.
La sua carica pubblica non ha niente a che fare con la sua sessualit. Non ci può e non ci deve entrare. Il problema si trasferisce unicamente nell’ambito familiare: sfera che rientra anch’essa nella invalicabile privacy. Ai suoi elettori, alla società, e così via, Marrazzo, come Berlusconi, non deve rendere conto.
Da questa ipocrisia e da questa viltà nascono la violenza e la contraddizione: gli sono state richieste in pratica le dimissioni e lo si è lasciato solo, esponendolo cinicamente ad una gogna che non meritava.
Pur essendo lontano da lui di milioni di anni luce, sono con lui, e gli esprimo tutta la mia convinta solidariet, tornando a ripetere l’invito che ho fatto di riuscire mettere la famiglia ed i figli al di sopra del dolore che oggi sta provando: qui:
http://www.bartolomeodimonaco.it/online/?p=7372
Scusami la lunghezza.
Ora ritorno ad occuparmi del mio blog e della mia rivista d’arte Parliamone.
Bart
scusate qui manca: l’invito che ho fatto ALLA MOGLIE di riuscire, eccetera
Benvenuto, Bart.
Scrivi: «Ora, chi ipocritamente non si espone a difendere questi principi laici (e lo faccio io che sono cattolico osservante) trova la scappatoia per non esprimersi: ossia dice che questa diversità espone l’uomo pubblico al ricatto. E perché mai lo deve esporre se tutti impariamo ad acquisire la mentalità che Marrazzo non ha commesso niente di riprovevole all’interno della sua sessualità».
No, Bartolomeo. Nessuna ipocrisia. È un sostantivo che non accetto, se si tenta di applicarlo a ciò che ho scritto qui sopra.
Anzi. Sarò più radicale ancora e dirò che non lo accetto se si tenta di collegarlo a me.
I fatti privati di Marrazzo sono fatti privati di Marrazzo.
I fatti privati di Berlusconi sono fatti privati di Berlusconi.
Ognuno ha il diritto di fare ciò che crede della sua sessualità.
La sessualità è varia e multiforme, come la vita
Ciò detto, però:.
– l’argomento della ricattabilità ha un senso eccome, e non perché io o altri ipocriti diciamo «che questa diversità espone» in se stessa «l’uomo pubblico al ricatto».
«Non ci può essere ricattabilità», scrivi, «se si riconosce che il rapporto sessuale di Marrazzo rientra nella normalità».
Ma Marrazzo non lo stavo ricattando io, che penso che col sesso chiunque possa fare quel che crede, fatti salvi i paletti minimi di consenso ed età.
Lo stava ricattando gente a cui della questione poteva anche non interessare alcunché, perché l’unica cosa che aveva a cuore era metterlo in difficoltà tale da spingerlo ad andarsene.
Marrazzo poteva tacere perché era suo completo diritto, ovviamente.
Ma tacendo si esponeva al rischio che qualcun altro parlasse, ricattandolo.
Come in effetti è successo.
Era Marrazzo – e non io – a dover eventualmente decidere che l’argomento delle sue frequentazioni era politico al punto da volerne fare – semplifico – una battaglia (politica, ovvio).
Se non lo ha fatto (e com’è ovvio non era minimamente obbligato a farlo, né prima né adesso, con buona pace di D’Avanzo), allora si è reso ricattabile per forza, perché ha dato argomenti a coloro che ne potevano voler criticare la doppia morale e la segretezza dei comportamenti.
Che la società sia ipocrita non mi pare una novità.
Che quest’ipocrisia sia rischiosa mi pare ugualmente ovvio.
Però non si è ricattabili in senso generale, Bartolomeo.
Lo si è in relazione alle cose che non si vogliono perdere e qualcuno potrebbe teoricamente farci perdere.
È di palmare evidenza, se non altro per il modo in cui è andata a finire, che Marrazzo ricattabile lo era eccome, al di là del fatto che gli assegni che ha firmato siano stati incassati oppure no.
Non voleva perdere la presidenza della Regione, o la serenità familiare… Chissà.
– Sulla differenza tra lui e Berlusconi ho già scritto abbastanza nel post, ma voglio solo ripetere che la vita privata di Berlusconi è diventata affar mio perché l’ha voluto lui, mentre Marrazzo non ha mai preteso che io entrassi nella sua vita personale.
– Dissento anche sulla tua idea che sia inadatto alla vita politica solo chi abbia infranto le leggi penali. Molti comportamenti non sono reato, eppure io mi sento libera di giudicare indecenti le persone che li tengono.
Il mio problema di cittadina non è fissare i parametri dell’ineleggibilità o stabilire i motivi per i quali un uomo politico si debba dimettere.
Io posso, da cittadina, auspicare le dimissioni di un uomo politico. Ma niente di più.
E comunque, chi agisce secondo una doppia morale mi sta dicendo qualcosa di sé, e quel qualcosa a me può benissimo non piacere.
Il parametro-reato può andar bene per una prescrizione di legge, per un legislatore.
Ma il mio giudizio sull’opportunità della permanenza in carica di un politico può benissimo essere autonomo dal risvolto penale.
Per via di ipocrisia, poi: Luxuria è transgender e non si nasconde.
C’è qualcuno che l’abbia considerata ricattabile? Non direi.
Al massimo la trattano come una donna politicamente inaffidabile e un elemento di folklore vagamente molesto.
Eppure lei vive la sua sessualità con normalità, no?
Chi tace, insomma, viene ricattato; e chi parla – come lei – viene facilmente trattata come un piccolo fenomeno da baraccone.
Non lo trovi strano?
Sul fatto che il Pd sia diventato un partito bacchettone, poi, sono piuttosto d’accordo, benché sia costretta a dire a me stessa che – ahimé – del Pd purtroppo mi tocca interessarmi poco.
Se non altro per quel po’ d’affetto che ancora porto al mio apparato gastrointestinale.
A presto
Federica
Quando scrivevo di ipocrisia, il mio era un discorso generale e non si riferiva certamente a te. Mi scuso se ci può essere stato un malinteso.
Per quanto riguarda l’uomo pubblico che commette un reato, se la condanna diventa definitiva non ci si può sottrarre alle dimissioni dall’incarico. Significa che si è violata la legge e un uomo che riveste incarichi pubblici non può farlo, al di là dei suoi meriti. Può essere l’uomo più buono, più caritatevole, più intelligente del mondo, ma se è stato condannato definitivamente (sottolineo definitivamente, perché fino a quel momento è innocente a tutti gli effetti) per reati commessi, non può stare più al suo posto.
Mentre ci può essere una sessualità plurima per cui è indifferente la sfera intima dell’uomo pubblico (può essere trans, travestito, omosessuale, eterosessuale), la distinzione tra chi viola la legge e chi la rispetta è una discriminante ineludibile. Non riguarda solo la competenza della magisstratura, riguarda lo Stato di diritto. Chi occupa cariche pubbliche in uno Stato di diritto non può e non deve violare la legge.
Torniamo ora alla ricattabilità.
Dalle discussioni che ho seguito nel web, il tirar fuori la ricattabilità mi è parso un grossolano pretesto per non prendere coscienza di una evoluzione della società in materia sessuale che ancora molti faticano a riconoscere.
Infatti, ci si rifugia sull’assunto, tutto da dimostrare, che l’uomo pubblico Marrazzo è ricattabile.
Tu dici: è stato dimostrata la sua ricattabilità: ha firmato perfino degli assegni.
Allora ti chiedo, ma questa ricattabilità ha riguardato l’uomo pubblico o l’uomo privato, sorpreso nella sua intimità. Ha riguardato l’uomo privato. E’ tutta da dimostrare la ricattabilità subita nella sua sfera pubblica. Marrazzo ha giurato sulla moglie e sulla figlia che non ha ceduto ad alcun ricatto. Fino a prova contraria devo credergli. Perché potrebbe essere benissimo che egli, cedevole sul privato, abbia saputo difendere la sua funzione pubblica. Addirittura, uscito fuori “lo scandalo”, egli non è più nemmeno ricattabile a riguardo delle sue funzioni. Egli si trova ora nella stessa situazione in cui si trovano uomini pubblici dalla sessualità dichiarata, come Luxuria, Vendola ed altri.
Aver voluto le dimissioni di Marrazzo, ha voluto significare condannare l’uomo pubblico, negandogli la capacità di onorare la sua carica pubblica. E questo è un atto vile, che nasconde una ipocrisia.
Riguardo a Berlusconi, la sua vita intima non l’ha portata lui in piazza. La trasmissione di Vespa è venuta a seguito degli attacchi della stampa che si è comprata qualche foto, frutto, queste sì, di un reato e l’ha sbattuta in prima pagina.
Le promesse di raccomandazioni che egli ha distribuito a destra e a manca, e non sfociate, a quanto si sa finora, in un reato, fanno parte di un malcostume italico che data dalle origini della nostra Repubblica, e forse anche prima di quella data.
Non le approvo, ma almeno quelle di Berlusconi non sono finora sfociate in un comportamento delittuoso.
Faccio fatica a leggere i caratteri piccoli del tuo format, ma probabilmente in serata svilupperò meglio queste mie osservazioni sulla ricattabilità, sul mio blog.
Grazie dell’ospitalità, Federica.
Ho sviluppato le mie argomentazioni, qui:
http://www.bartolomeodimonaco.it/online/?p=7430
Bart
Non siamo d’accordo su tutto, in effetti.
Il problema, per me, non è con chi ci si accompagni e a quale scopo privato.
Le dimissioni non dipendono – come lo stesso Marrazzo sostiene, parlando di «debolezza privata» – dal fatto che egli abbia tenuto un comportamento privatamente difforme dalle dichiarazioni pubbliche (come Berlusconi), o privatamente disdicevole a giudizio dei benpensanti; ma dipendono dal fatto che se sai che ti tengono sott’occhio da un tempo anteriore alla tua elezione, faresti bene a non far nascere il sospetto che se un gruppo di persone transessuali vuole avere una concessione per un qualunque localetto tu sarai obbligato a rccomandarle.
Ovvio che il reato rende ineleggibile, su questo non c’è storia.
Rivendicavo solo il mio diritto a disapprovare idee e comportamenti delle persone che si candidano a governare il mio Paese o già lo fanno; in una parola, a considerarli ineleggibili io per i fatti miei.
La vita privata Berlusconi non l’ha portata in piazza perché ne ha parlato da Vespa. Sono 15 anni che parla di sé, del suo corpo, del suo privato, delle sue lampade, dei trapianti di capelli, dei compiti che a scuola faceva per i compagni facendosi poi pagare (bell’esempio, tra l’altro), dei suoi eroismi privati. Ci ha fatto anche un volumetto che ha mandato a casa a tutti.
È la sua idea di politica, Bart: un uomo solo al comando, el paròn, dicono in Veneto, e il Paese come un’azienda con un cda.
Non so se hai un Mac o un pc. Se hai un Mac, i caratteri diventano più grandi con la combinazione di tasti Mela (=cmd) e +
Buonanotte
Grazie per il link.
Ho letto, e continuo a non essere convinta da tutti i tuoi argomenti, ma riconosco che hanno una loro coerenza.
Non vorrei introdurmi in malo modo nel vostro dibattito, tra l’altro sono abbastanza stanco e forse non propenso a pensate molto profonde, però ci sono alcune cose che non riesco ad accettare del discorso di Bartolomeno.
PEr esempio:
-Per riassumere: non ci può essere ricattabilità, se si riconosce che il rapporto sessuale di Marrazzo rientra nella mormalità.-
Mi spiace ma io non considero un rapporto sessuale a pagamento normale, a prescindere che sia omo, etero, o trans, o post o non so cos’altro.
Tra l’altro, con tariffe che si aggirano tra i 1.500 ed i 2.000 euro, e non spreco il mio tempo a fare della demagogia paragonando queste cifre agli stipendi di operai precari e pure il sottoscritto, ognuno può farsi la propria opinione.
Inquanto agli affari privati, sarebbero privati se i nostri due non fossero andati a svolgerli con auto di servizio, l’uno e addirittura aerei di stato il secondo, più impiego di carabineri, autisti e piloti vari.
Il tutto a spese del contribuente, ovvero il sottoscritto (anche non solo).
E io non dovrei avere il diritto di giudicare lorsignori perchè sono “affari privati ” e “normali?”
Tenuto poi conto che queste persone di fatto, nella mia vita, per un verso o l’altro, proprio in quanto non personaggi pubblici (come potrebbe esserlo un VIP, la cui vita viene dissezionata, un’attrice media americana non può portare fuori nemmeno la spazzatura senza che vengano scattate decine di foto, tanto per dire) ma Uomini politici, il naso ce lo ficcano con provvedimenti vari.
Ed infine, i reati, almeno per quanto riguarda la vicenda Tarantini/Addario esistono eccome, c’è una inchiesta della magistratura.
IN quanto alla ricattabilità, pensiamo se qualche uomo dei serivzi segreti di Putin avesse messo qualche cimice o magari webcam inqualcuno dei palazzi di Silvio, pensate alle conseguenze non solo per Silvio, ma per l’intero Paese.
Riflettiamo, non stiamo parlando di consiglieri di zona o sindaci di qualche paesino montano.
Casi diversi vanno giudicati in modo diverso, è uno dei principi di giustizia.
Mi scuso, ho scritto Bartolomeno al posto di Bartolomeo, l’ho detto che sono stanco 😉