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universi paralleli, o dello stupro della realtà
È uscita quella rivista che si chiama «Corriere della Sera Style Magazine».
Solo a vedere la copertina io sto male.
Perché hai un bel dire che queste cose si possono anche prendere sul ridere, o con leggerezza.
Hai un bel dire che «una risata vi seppellirà», che questa gente è protagonista di mondi così falsi, volgari e autoreferenziali che – come in qualunque semplificazione modellistica – si potrebbero perfino considerare inesistenti.
gli schiavi
Il problema è che fuori da quelle pagine, a sfogliare con dita sudate gli articoli che – scritti da gente che dovrebbe rendersi conto della responsabilità che ha, porca miseria! – raccontano del nuovo politeismo di ritorno, del neo-Medioevo, del feudalesimo istituzionale, del maschilismo, della degnazione, dell’ossequio schiavile al potere, della Restaurazione e della morte della Rivoluzione francese, beh, a sfogliare questa rivista è gente che vorrebbe disperatamente far parte di quel mondo.
la libertà: che parola nuova
Non ho opinioni precise sul Financial Times – se non, e so che dovrei vergognarmene, l’idea di base che la finanza è di per sé una cosa assurda, perché per me il denaro non può produrre denaro come se fosse un organismo vivente – e perciò non mi interessa parlare dell’Ft.
Ma che un vicedirettore del Corriere scriva, a pagina 39 della rivista, che la sinistra dovrebbe diventare – giuro, e che l’abbia scritto anche il Financial Times non mi pare affatto una ragione sufficiente per riportarlo acriticamente come se fosse la bibbia – il «nuovo partito del mercato, teso a propugnare il dimagrimento dello Stato» (dio mio, che espressione volgare, semplificata, ideologica, brutale) «la libertà di assumere» (perché? C’è qualcuno cui assumere viene proibito, ca***?) «e di licenziare, l’ambientalismo e il protagonismo dei giovani disoccupati, meglio se immigrati», a me fa imbestialire.
idea: la sinistra diventi di destra
Un vicedirettore del quotidiano storico della borghesia italiana sta dicendo – citando il Financial Times e non per dire che quel che l’Ft ha scritto è la cazzata che sembra essere, almeno a giudicare da queste parole – che la sinistra, per vincere, dovrebbe diventare di destra.
E questo dovrebbe sembrarci normale.
suggerimenti per l’autodistruzione
Immagino che a gente come noi che ha digerito perfino Veltroni la tesi possa perfino apparire suggestiva.
Ma perché io dovrei far la destra, facendola peggio della destra che già c’è, e poi sperare che mi voti la gente di sinistra?
Non so.
A me pare una buona domanda.
Se a una domanda così non sa rispondere neanche un vicedirettore del Corriere della Sera, vuol dire che l’Italia è conficcata saldamente in una fogna piena di merda, e mi perdonerete – qui come qua e là già siete stati costretti a fare – il francesismo.
fiera di essere berlusconi
A questo punto, che senso ha che io scriva altre cose su questa rivista?
Che senso ha che io scriva che in copertina ci sono Martina Mondadori e Barbara Berlusconi? «L’impressione», scrive un riflessivo Aldo Cazzullo, mica banane, «è che sia consapevole e fiera di essere una Berlusconi, e, nello stesso tempo, la dimensione pubblica del padre e il suo modo di stare in scena le crei qualche imbarazzo, come accade alla madre».
Povere care.
Bisognerebbe fare qualcosa tutti insieme per toglierle dall’imbarazzo.
per un’etica del vaffanculo
Ecco. Io, lette queste cose, sento un bisogno fisico di mandare affanculo il primo essere vivente che mi capita vicino. Stavolta è toccato a mio figlio.
Amen.
lo sciarpone
Che senso ha che io scriva che in copertina con le rampolle c’è anche tale Nicolò Cardi che forse deve avere problemi dermatologici sul collo, perché si tiene addosso una sciarpa enorme, gigante, sproporzionata, in tutte le foto del servizio e non se ne separa mai?
questo dev’essere l’«indotto»
Che senso ha che io dica che in fondo a questo servizio c’è scritto «comunicazione immagine: Mity Simonetto», come se da sola questa gente non fosse capace di scegliere i vestiti da mettersi per una stupida foto?
consigli da cani
Dovrei dire che il rettore della Sapienza – quello che ha montato il casino col papa e poi con Morucci – ha due figli che insegnano all’università, ha fatto il ricevimento di nozze della figlia in aula magna come se fosse il salotto di casa sua, ed è «spesso consigliato da Penny, la cagnetta di casa» (direi che si poteva anche immaginare)?
pendole da polso
Ha senso che io scriva che la rubrica «Giocattoli» pubblicizza orologi che, belli e sobri come una pendola da polso, costano anche 40 mila fottuti euro?
arte e mattoni
Ha senso che io scriva che la «ragazza da sposare» dell’ultima pagina (quella in cui si pubblicizza un locale con tanto di numero di telefono) dice di amare l’arte ma finirà per fare l’immobiliarista come papà?
una borsa abbandonata sul fiordo
Che senso ha che io inorridisca per un sommarietto che, presentando valigie e borse che possono anche costare 8.200 euro, si abbandona ad accenti poetici (effetto califano, forse) dicendo «una borsa abbandonata su un fiordo. Una valigia di struzzo e una cartella di saffiano: curve e morbidezze riescono ad armonizzarsi perfino con i sassi sulle rive di Oslo».
Toh.
E chi l’avrebbe mai detto?
(A proposito: che ca*** è il saffiano?)
VERGOGNA
No.
È ora che io dichiari che ne ho le palle piene di questa merda.
Che questa gente dovrebbe vergognarsi.
Sia chi li intervista accreditando il loro stile di vita come qualcosa su cui non è possibile esercitare la minima virtù critica, propria, per esempio, dello statuto professionale del giornalista.
Sia chi si fa intervistare, dimenticando che l’eleganza – quella vera – è prima di tutto la capacità di rendersi conto del ridicolo e dell’immorale.
“Una valigia di struzzo e una cartella di saffiano” forse facevano dell’autocritica e gli è venuta male: una valigia da stronzo ed una cartella da ruffiano. Giustizia è fatta.
Se fossi tuo figlio, direi: “Mamma… perché leggi queste stronzate quando sai benissimo che poi ti arrabbi e ti fai venire la gastrite?”
ciao, cometa
In realtà, mio figlio – pare assurdo – è piuttosto incuriosito da ogni mio vaffanculo, nel senso che, quando percepisce che non è un atteggiamento incazzoso rivolto segnatamente a lui (caso in cui si arrabbia anche lui, ma reagendo a cose come «lasciami in pace» o «vai di là», mica vaffanculo) è seriamente interessato a conoscerne le motivazioni.
Dunque, tende a domandare cose come «mamma, ma perché questa roba ti fa arrabbiare?», o «mamma, mi spieghi perché quello dell’università non poteva fare la festa per la figlia nell’aula?».
Temo, comunque, che per numerose ottime ragioni smetterò di leggere questa robaccia schifosa, con lo stesso spirito autoprotettivo che mi ha spinto a smettere di fumare.
Da qualche parte c’è senz’altro una via d’uscita verso il mare, un luogo in cui ha senso stare, un modo di vivere più lento in cui le sfide sono fra me e me.
Lo vedo, mi ci sto avvicinando.
È solo questione di tempo.
Capita anche a me di sfogliare quel malriuscito catalogo pubblicitario, se non altro per dare un senso al mezzo euro che devi sborsare.
Nel numero che tu citi la Berluscona, la cui improntitudine è ormai prossima a quella del papà, enumera tra le sue aspirazioni quella di entrare in Mondadori, la più importante casa editrice d’Italia, dicendolo con le stesse parole che userebbe una poveracrista laureata e precaria che ci rendesse edotti delle sue legittime aspirazioni.
Solo che quella lì, in Mondadori, c’è già. E anche sua.
Purtroppo l’avevo notato.
Ma guarda che questa gente deve faticare un casino, eh, per dimostrare di meritare il suo cognome…
Mica come noi.
La Berluscona, il nome di papà lo merita benissimo…